dalla Nuova Zelanda:tutti Rimedi Naturali dei guerrieri Maori…

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I rimedi naturali degli affascinanti Mahori

 

La lussureggiante foresta della Nuova Zelanda ha fornito alla popolazione dei Mahori una vasta gamma di risorse naturali per la preparazione di rimedi efficaci, alcuni dei quali ancora oggi ampiamente utilizzati.

Le ricerche effettuate in tempi recenti hanno indicato che molti di questi antichi trattamenti curativi hanno una reale base scientifica e farmacologica, ritenuta ancora valida.

Secondo le fonti, già nel 1840 esistevano rimedi a base di erbe diffuse tra la civiltà dei Mahori, come elencato nella pubblicazione del 1849 Native Pharmacopia, un vero e proprio trattato di medicina erboristica dove venivano riportati i nomi delle erbe e il loro corretto utilizzo.

Prima dell’arrivo dei contatti europei tra la popolazione, gli antichi rimedi erano appannaggio dei guaritori e la loro diffusione aumentò in seguito per tentare di trattare le malattie europee importate oltre che le ferite da arma da fuoco provocate dai sanguinosi scontri.

Con la soppressione del potere dei Tohunga avvenuta tra il 1907 e il 1963, gran parte di quella antica conoscenza è andata perduta insieme alle indicazioni di utilizzo delle erbe autoctone.

La medicina Mahori o Rongoa, non faceva distinzione tra guarigione spirituale e uso di erbe naturali, considerando entrambi parte di un grande insieme dove uno era inefficace senza l’altro.

Le piante venivano infatti tradizionalmente impiegate sia come trattamento curativo che come base per rituali di guarigione insieme a fuoco e acqua; la stessa raccolta di materiale vegetale era ordinata da un processo meticoloso e accurato unitamente a una cerimonia appropriata per rendere onore alla pianta che veniva selezionata.

Tra le piante più importanti nella tradizione Mahori, troviamo la akakura o Metrosideros fulgens, una vite che si attacca al tronco di un albero maturo e sale con radici aeree del tutto simili a liane.

Molto scenografico nella foresta per i suoi fiori dal colore giallo rosso accesi, la corteccia della akakura contiene molto tannino e veniva fatta bollire per ottenere una sostanza in grado di curare le piaghe, i tagli e le infiammazioni degli occhi.

Potente antisettico, la akakura era utilizzata anche contro la tosse e al tempo stesso rappresentava una bevanda astringente e tonica.

La corteccia, secondo la tradizione, doveva essere presa dal lato in cui sorgeva il sole.

Indubbiamente la pianta più preziosa e versatile della Nuova Zelanda era la harakeke o Chromium tenax, detta anche lino della Nuova Zelanda.

La pianta con ampie foglie erette, lineari e di colore dal verde scuro al blu, aveva un elevato valore economico; con essa si producevano corde e milioni di balle di lana, capanne, abbigliamento, cesti per cucinare il cibo, trappole per catturare pesci e uccelli oltre che stuoie e vele.

I gambi opportunamente essiccati, oltre a essere impiegati per formare le zattere con cui si attraversavano fiumi e laghi, erano ideali per fissare le fratture mentre la parte interna della foglia veniva impiegata per fermare le emorragie.

La poltiglia derivante dalla spremitura delle foglie, una volta riscaldata, veniva invece utilizzata per curare ascessi e infezioni della pelle, mentre la gomma prodotta alla base delle foglie, una volta messa in acqua, era utilizzata con successo su ustioni, scottature e vecchie piaghe.

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