i Rimedi Naturale dei valorosi guerrieri Mahori (seconda parte)….
Alla scoperta degli antichi rimedi naturali dei Mahori
La quantità di erbe utilizzate dai Mahori era molto più vasta rispetto a quella conosciuta oggi attraverso i pochi documenti disponibili, ma quelle arrivate a noi e studiate approfonditamente dai ricercatori hanno rivelato proprietà benefiche eccezionali.
La horopito, Pseudowintera axillaris, è una pianta endemica della Nuova Zelanda e appartenente alla famiglia delle Winteraceae che, insieme alla variante Pseudowintera colorata, presenta una corteccia aromatica dalle proprietà astringenti e stimolanti.
Usata frequentemente come sostituto della chinina come antimalarico, la horopito venne introdotta ai primi coloni dagli stessi Mahori, che ne utilizzavano le foglie per preparare un decotto in grado di guarire il paipai, un rush cutaneo tipico di questa popolazione, oltre che per contrastare le malattie veneree come la gonorrea.
Grazie all’effetto antidolorifico per le patologie dello stomaco, i coloni chiamarono la horopito Mahori Pain Killer.
Le foglie venivano masticate in caso di mal di denti e le donne le strofinavano sui seni quando dovevano svezzare i propri figli.
La horopito era eccellente per guarire le ustioni che, grazie all’utilizzo di un decotto, non solo leniva il dolore, ma portava a completa normalità la cute, lasciandola priva di cicatrici.
La huainanga, o Chenopodium album, è un’erba molto comune in Nuova Zelanda e importata in Europa.
I Mahori erano soliti raccogliere le cime della pianta, annuale e con foglie morbide, per bollirle e consumarle alla stregua degli spinaci; l’acqua di bollitura veniva riutilizzata per preparare una bevanda in grado di purificare il sangue.
Il kareao, Ripogonum scadens, è una pianta molto particolare simile a una vite e originaria della foresta pluviale.
Nasce come gambo snello ed eretto, fino a quando non trova un supporto che gli consente di raggiungere la luce del sole e quindi di sviluppare rami, foglie, fiori e bacche dal colore rosso brillante.
Il kareao, della stessa famiglia della salsaparilla ovvero della Smilax officinalis, è un eccellente diuretico e tonico, il cui sapore estremamente dolce era alla base dei preparati per lenire il mal di gola.
Medicina preferita dai primi erboristi Mahori, del kareao venivano utilizzate le radici sotterranee con cui preparare un decotto da utilizzare in caso di reumatismi, febbre, dolori intestinali e malattie cutanee; il succo dei giovani germogli strofinato sulla pelle era in grado di lenire il prurito.
Gli steli, se incisi, producono un latte molto efficace nel trattamento delle malattie veneree ma soprattutto si è rivelato un potente emostatico.
Se applicato infatti a una ferita, ne arresta il sanguinamento e bruciando la fine di un ramoscello e applicandolo su una lacerazione, se ne ottiene la cauterizzazione.
Il koheriki o Gingidium rosaefolium è invece un’erba che appartiene alla famiglia della carota, alta solo 12 cm e molto diffusa sui letti fluviali; le foglie che nascono alla base sono molto aromatiche e venivano utilizzate come potente diuretico e nei casi di recidiva di sifilide.
La kopakopa o Plantago oltre a presentarsi con un’infinita varietà, era considerata dai Mahori come una pianta molto preziosa; le foglie contengono una mucillagine lenitiva e in grado di drenare il veleno praticando delle incisioni sulla cute con la parte più coriacea. La parte tenera della foglia veniva quindi fatta riscaldare sopra alle braci ardenti e poi avvolta sulla ferita, fino a completa guarigione della stessa.
Curiosamente anche gli antichi greci conoscevano le proprietà lenitive della kopakopa e la stessa farmacopea continentale ne apprezza tutt’oggi l’impiego per trattare efficacemente le ustioni.
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