I primi Rimedi Naturali nell’antichita’ e nella storia…

I primi Rimedi Naturali nell’antichita’ e nella storia…

Sulle tracce di antichi rimedi

 

Dai numerosi studi effettuati è emerso che le antiche popolazioni che abitavano il globo terrestre fin dall’epoca preistorica, impiegavano le piante per sopravvivere e nel corso del tempo ne scoprirono i valori medici e terapeutici.

In alcune civiltà le piante rappresentavano addirittura un legame con l’aldilà e a testimoniarlo è il ritrovamento di otto specie di piante fiorite nella sepoltura di un uomo di Neanderthal.

Quando subentrò il sistema di scrittura, le popolazioni cominciarono a documentare il loro utilizzo di piante medicinali, tanto da lasciar supporre il loro uso con certezza intorno al 3000 a.C. .

Solo successivamente, con l’inizio del commercio e dei viaggi esplorativi per mare e per terra, l’uso delle piante divenne rimedio comune per trattare malattie e strumenti naturali durante i primi interventi chirurgici, come la Chondrodendron tormentosum che fornisce il cloruro tubocurarina, sostanza impiegata per sedare i muscoli dei pazienti sottoposti a intervento.

Il nome più comune di questa sostanza è il curaro, usato inizialmente come veleno nelle frecce dagli antichi cacciatori.

Se si tracciasse lo sviluppo delle conoscenze delle piante medicinali, attraverso le testimonianze giunte fino a noi di medici europei, monaci buddisti e popolazione delle Amazzoni, scopriremmo con stupore che esiste una linea parallela comune a tutti basata sull’impiego di piante ancora oggi fondamentali per la moderna scienza erboristica.

Nei papiri di Ebers in Egitto datati 1500 a.C. si possono osservare dozzine di rimedi erboristici tra i quali l’olio di ricino, così come nella Charaka Samitha scritta dal medico indiano Charaka vi si trovano descritte ben 350 medicine a base di erbe, tra le quali la Visnaga, di origine africana e recentemente rivelatasi efficace nel trattamento contro l’asma.

Il Shen’nong Bencaojing scritto in Cina durante il primo secolo contiene 252 ricette per preparare trattamenti a base di erbe che sono diventati le basi della medicina tradizionale cinese.

In Europa Discorides scrisse il suo De Materia Medica, un testo contenente nozioni su circa 600 erbe e utilizzato come riferimento principale in Europa fino al XVII secolo.

Tra il sesto e il quattordicesimo secolo la cultura araba si diffuse in Europa, portando con sé la conoscenza delle erbe da utilizzare come additivi per l’arte della farmacia.

Hildegard di Bingen la prima donna medico tedesca, scrisse il Libro della Medicina Semplice e quello della Medicina Composita tra il 1151 e il 1161, elencandovi l’uso di più di 300 piante.

Aztechi e nativi del Nord America, dall’altro capo del mondo, a loro volta hanno lasciato numerosi documenti riguardo l’utilizzo di erbe e spezie e le loro azioni farmacologiche.

All’inizio del ventesimo secolo, la medicina a base di erbe negli Stati Uniti divenne secondaria alla medicina convenzionale, in gran parte a causa della decisione del governo di dare sostegno finanziario alla classe dei medici tradizionali e alle Big Pharma.

E così, mentre molti popoli delle culture antiche non sono sopravvissuti, i loro rimedi e le loro conoscenze sulle erbe hanno superato le generazioni arrivando fino a noi, come patrimonio erboristico di estrema importanza per tutta la medicina naturale.

Tra questi sono degni di nota i più antichi, come la Sanguinaria canadiensis, utilizzata dai nativi americani per trattare febbre, reumatismi e indurre il vomito, e impiegata ora dagli erboristi moderni come emetico e per trattare il tratto respiratorio.

La Taxus brevifolia, che cresce in tutta la California settentrionale, era utilizzata un tempo per i reumatismi mentre negli anni 60 si scoprì che poteva essere un rimedio contro il cancro.

Fu alla fine degli anni 70 che venne isolato il taxolo dimostrandone l’efficacia per i tumori ovarici e che la Food and Drug Administration approvò come farmaco nel 1993.

I sudamericani utilizzavano la Cephalis ipecacuanha per i dolori allo stomaco e per i disturbi al tratto respiratorio; gli esploratori europei lo importarono nel 1672 impiegandolo per la dissenteria batterica e ancora oggi viene usato come rimedio per trattare bronchite e tosse.

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